Digitalis Grandiflora (o Digitalis Ambigua) Miller (Murray)



"...non lo ricordi
quell'orto chiuso? i rovi con le more?
i ginepri tra cui zirlano i tordi?
i bussi amari? quel segreto canto
misterioso, con quel fiore, fior di...?"

"morte: sì, cara". "Ed era vero? Tanto
io ci credeva che non mai, Rachele,
sarei passata al triste fiore accanto.

Ché si diceva: il fiore ha come un miele
che inebria l'aria; un suo vapor che bagna
l'anima d'un oblìo dolce e crudele..."

Giovanni Pascoli, Digitale Purpurea.

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Digitalis Grandiflora

Nome italiano:

Digitale gialla grande.

Famiglia: Ranunculaceae.


Etimologia.

da digitalis, aggettivo latino che significa del dito, ditale, per la forma della corolla.

Descrizione.

Pianta perenne con fusto semplice, alto fino a un metro.
Le foglie sono lanceolate, con margine dentellato. Quelle inferiori sono picciolate, le superiori sessili e semiabbraccianti.
I fiori sono disposti in un lungo grappolo unilaterale nella parte terminale del fusto, che è ghiandolosa, ed hanno la corolla gialla campanulata, a forma di ditale. Sono peduncolati e all'interno sono venati di scuro.
IL frutto è una capsula.

Fioritura.

Giugno agosto.

Habitat.

Boschi radi, margini dei boschi, prati asciutti, pascoli di montagna.

Distribuzione.

Comune, specie sud esteuropea pontica.

Parti velenose.

Tutta la pianta, in particolare le foglie al secondo anno.

Principi attivi.

Dai complessi glucosidici, definiti lanatosidi (o digilanidi) si ricavano per idrolisi: digitossina (a lunga durata d'azione, ottenuta dal lanatoside A), gitossina (scarsamente attiva, dal lanatoside B), digossina (largamente usata perché di rapido assorbimento e di scarso accumulo, dal lanatoside C).
Inoltre contiene saponine, luteolina e antrachinone.

Impiego terapeutico.

La difficoltà di dosaggio e la variabilità di contenuto dei principi attivi escludono l'uso familiare della digitale in modo tassativo.
I suoi glucosidi sono tra i più importanti cardiotonici usati nel trattamento dell'insufficienza cardiaca e in alcune aritmie: essi diminuiscono il numero delle contrazioni cardiache, le rafforzano, ne abbreviano la durata e concedono un maggiore tempo di riposo al cuore. Inoltre aumentano l'ampiezza della diastole.
In questo modo, migliorano la circolazione, favorendo la diuresi ed il riassorbimento degli edemi.
I glucosidi digitalici si fissano elettivamente sul muscolo cardiaco, da cui si staccano lentamente. A causa di tale azione cumulativa, fino ad alcuni decenni fa l'uso di preparati vegetali interi costringeva ad adattare continuamente il dosaggio alla risposta del paziente, fino a sospendere la cura dopo sei sette giorni (per riprenderla a dosi inferiori non appena il polso si facesse più frequente e la diuresi diminuisse). Altrimenti, la digitale poteva essere alternata con un preparato a base di mughetto o di strofanto.
Successivamente i glucosidi vennero estratti in laboratorio singolarmente, con purezza non inferiore al novantacinque percento, e somministrati da soli o miscelati tra di loro: ciò ha permesso un dosaggio esatto e una attività più costante.

Intossicazione.

Si manifesta in modo piuttosto complesso: abbondante salivazione, nausea, vomito, diarrea, sudorazione fredda, cefalea, astenia, tepore, sonnolenza, vertigini, disturbi visivi, allucinazioni, angoscia, delirio, ipotensione, alterazione del ritmo cardiaco, notevole aumento di potassio nel sangue. Nei casi gravi la morte sopravviene per sincope.

Curiosità

I glucosidi digitalici vengono comunemente estratti dalla Digitalis Purpurea e dalla Digitalis lanata, assai ricche di principi attivi, che non crescono tuttavia in Friuli.
L'uso medicinale della digitale, proposto senza successo nel 1785, venne abbandonato a causa della tossicità elevata, dovuta a errati dosaggi (si pensi che la dose giornaliera di mantenimento per uso orale, riferita al glucoside digitossina, è di 0,1 milligrammi, in un'unica somministrazione). Solo in questo secolo studi più approfonditi ne consentirono un uso razionaleed efficace.
Sono stati segnalati casi di intossicazione dovuti a tè preparato con foglie di digitale, raccolte erroneamente.

Nella celebre opera di Vincent van Gogh Ritratto del dottor Gachet il malinconico medico ha sul tavolo accanto a sé una pianta di Digitalis, all'epoca utilizzato come rimedio fitoterapico per la cura di diverse malattie, vedi wikipedia.

Ritratto del dottor Gachet, Vincent van Gogh.

Note.

È una pianta usata anche per il giardino roccioso e alpino, per bordure o per piccole macchie.
Si moltiplica per seme in primavera inoltrata, e le piantine vengono trapiantate in vivaio e quindi messe a dimora in autunno o nella primavera successiva.
Cresce in pieno sole o mezz'ombra e in terra da giardino normale, prevalentemente calcarea. Le annaffiature devono essere regolari, essendo più copiose nel periodo caldo.

La digitale rossa, Digitalis Purpurea, citata nelle curiosità, è originaria della Sardegna ed è anch'essa diffusa qua e là a scopo ornamentale. È una pianta erbacea perenne o biennale a fusti eretti di 50-150 cm, più o meno tomentosa. I fiori sono di color porpora chiaro e possiedono una corolla campanulata. Sono disposti a formare un'infiorescenza a racemo e disposta unilateralmente.


Digitalis grandiflora

L'immagine sopra riportata rappresenta una varietà di digitale comunemente coltivata nei nostri giardini.

La poesia di Giovanni Pascoli.

Giovanni Pascoli scrisse una poesia intitolata Digitale Purpurea nel 1898. La composizione viene inserita nella raccolta dei Poemetti. La fonte è rivelata da Maria Pascoli nella sua biografia del fratello. Durante gli anni trascorsi da lei come educanda in convento, un giorno le fanciulle, durante una passeggiata, avevano scorto una pianta con una bella spiga di fiori rossi. La curiosità le spinse ad avvicinarsi, ma la madre maestra intimò loro di non farlo. Quel fiore infatti emanava un profumo venefico così penetrante che faceva morire. Le fanciulle indietreggiarono impaurite e Maria rimase per un pezzo con il timore della digitale purpurea, standone sempre alla lontana.
La poesia riprende ed amplia in chiave simbolica questo particolare. La digitale purpurea diviene quasi certamente simbolo dell'esperienza amorosa, piacevole e nello stesso tempo distruttiva, che caratterizzerà l'esperienza della sorella Rachele ( immaginaria interlocutrice di Maria nell'atmosfera rarefatta del collegio ove le due compagne si ritrovano dopo molto tempo ).
I simboli si organizzano in una chiara polarità. La fanciulla bionda, dalle vesti semplici e dallo sguardo modesto, è immagine di innocenza e di purezza ( Maria, la sorella che fedelmente ha accettato di condividere la sua vita con il poeta ): l'altra bruna, dagli occhi che ardono è immagine di una sensualità inquieta ( è Rachele che si sposerà ed abbandonerà la casa-nido di Castelvecchio ). Rachele si abbandonerà dunque al fascino mortale della digitale purpurea ( in chiave simbolica interpretabile appunto come l'abbandono amoroso oppure come la stessa anticipazione del mistero della morte, vissuto dolcemente e positivamente in quanto ricongiunzione ai propri cari, ) richiama l'ambiguità psicologica del poeta, segnato traumaticamente dalla distruzione del nido familiare ed incapace di ricostruire il senso della sua esperienza vitale. Pascoli in realtà gioca ampiamente sull'ambiguo, sul non detto, sull'allusivo proprio per caricare di indistinta emozionalità l'emblema floreale.

Digitalis Purpurea

La digitale purpurea. Questa immagine è stata presa dalla wikipedia inglese. Puoi andare a quella pagina cliccando qui.
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Bibliografia:
Antonino Danelutto Piante Velenose dell'Alto Friuli, ed. La Chiusa.
Francesco Bianchini e Azzurra Carrara Pantano Il tuttoverde, ed. Arnoldo mondadori.

Linx:
http://natura.provincia.cuneo.it/flora/piante_velenose/digitalis_grandiflora.jsp
http://www.fungoceva.it/erbe_ceb/digitalis_grandiflora.htm
un sito con numerose immagini...
La digitalis purpurea...
Un'altra scheda sulla digitale rossa..
Wikipedia: digitalis purpurea.
Pascoli, Digitale Purpurea: la poesia.

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