Nome italiano:

Sigillo di Salomone maggiore, sigillo di S. Maria, frassinella.

Famiglia: Liliaceae.

Etimologia.

Dal greco pol&ygrave;s>/cite>, molto, e gò,ny, nodo, ginocchio, per i numerosi ingrossamenti nodosi del rizoma.

Descrizione.

Pianta erbacea perenne, con rizoma orizzontale nodoso per le cicatrici circolari, simili a sigilli, lasciate dai fusti degli anni precedenti (da cui il nome). Il fusto è semplice, cilindrico, alto fino a ottanta centimetri, con foglie alterne, ovali, più chiare di sotto.
I fiori, bianchi e soffusi di verde all'estremità, sono raggruppati a due cinque, pendenti da un unico peduncolo fiorale inserito all'ascella delle foglie.
I frutti sono bacche sferiche nero blu, grosse circa un centimetro.

Fioritura.

Maggio luglio.

Habitat.

Boschi densi ed ombrosi, specialmente di latifoglie e faggete.

Distribuzione.

Abbastanza diffuso sul territorio intero. Specie eurasiatica.

Parti velenose.

Bacche.

Principi attivi.

Non ben conosciuti, un glucoside simile alla convallarina del mughetto, asparagina, calcio ossalato, tannini.

Impiego terapeutico.

Nella medicina popolare viene utilizzato il rizoma, che ha proprietà antireumatiche, antigottose e astringenti. Fresco e pestato oppure in compresse imbevute del suo decotto concentrato, è adoperato esternamente contro i foruncoli e paterecci. Nelle contusioni e distorsioni favorisce il riassorbimento di edemi ed ematomi.

Intossicazione.

Le bacche provocano vomito, diarrea, rallentamento del polso che diventa anche irregolare, ipoglicemia.
Se ingerite in discreta quentit`, possono causare intossicazioni anche mortali.

Curiosità

È antica credenza che il sigillo di Salomone allontani gli spiriti cattivi.
In alcune località i giovani getti vengono consumati cotti, come gli asparagi.

Note.

Uno o due milligrammi di aconitina possono provocare la morte di un adulto e fenmeni tossici di una certa gravità possono manifestarsi anche a dosi terapeutiche.